Nel suo quinto lungometraggio il regista coreano continua la sua riflessione sui rapporti uomo-donna, sugli incerti della passione amorosa: quando, come qui, vengono confrontati alle esigenze dell'amicizia fra due ex compagni di studi. Munho e Hunjoon si ritrovano ricordando una giovane donna amata a suo tempo da ambedue, per partirne in seguito alla ricerca. Forse, ad occhi occidentali, non è sempre facile ritrovarsi nei tempi del racconto intrecciati ad arte, con i ricordi che si fondono alle sensazioni presenti, le esaltazioni e le frustrazioni originali che si coniugano in continuità con le emozione dell'istante.
Ma a importare è infine l'estrema semplicità, la modestia e la delicatezza di un approccio esistenziale all'intimità (anche nei suoi aspetti più sensuali) che si è fatto ormai prezioso nella propria esigenza di verità.
E' in quella sobrietà dello stile, solo apparentemente facile, che l'autenticità dei sentimenti finisce per affiorare; nei dettagli crudeli di una eclatante fotografia dai toni iperrealistici che si sposta progressivamente da una sorta di realismo poetico alla Truffaut, di disinvolta analisi degli impulsi amorosi ad un'indagine dell'intimo che non evita lo scoglio della violenza repressa.
SANG-SOO HONG 
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